Alla vigilia del nuovo anno il portale della rivista Data Manager cambia faccia.
Facciamo quattro chiacchiere con il Direttore Loris Bellè - già noto agli utenti di pc-facile.com grazie alle numerose collaborazioni - per capire i termini del cambiamento e le prospettive per l'imminente nuovo anno.
Caro Direttore, è tempo di rinnovamento! La versione online della rivista - da sempre seguita da un'elite di utenza perlopiù manageriale - pare non subire l'effetto domino causato dall'allarme lanciato in questi giorni circa la crisi che colpirà l'editoria a breve. L'andamento delle borse parla da solo, i maggiori gruppi perdono ben oltre i 50 punti: colpa dei costi fuori controllo, stipendi che vanno ben oltre la reale produttività, calo dell'utenza, etc. Secondo te anche l'editoria online subirà il contraccolpo?
Se per contraccolpo intendiamo una razionalizzazione degli investimenti Advertising (perchè sono questi, piaccia o meno, che garantiscono la sopravvivenza di media online strutturati) allora rispondo sì. Non penso sia però imminente. L'accentuarsi della crisi dell'editoria tradizionale in questo periodo è in larga parte decretata dal fatto che i grandi investitori, a fronte di una più generale congiuntura economica sfavorevole, spostano molta della loro comunicazione sull'online. Questo avviene sia perchè l'online è a volte più in linea con determinati obiettivi comunicativi (call to action più diretta e misurabile, lead generation ecc...) ma soprattutto per il minor costo/contatto che l’online vanta rispetto ai media tradizionali. È però mia convinzione che in una situazione economica "normalizzata" e passato questo secondo “boom” dell’online, tutto tornerà alla sua giusta dimensione.Internet, o meglio l’informazione su Internet, con la sua utenza e le sue specifiche comunicative troverà il giusto spazio ridimensionandosi un po' e l'editoria tradizionale si ricollocherà nella giusta posizione offrendo al lettore approfondimento, certezza ed autorevolezza della fonte e agli investitori indubbie qualità per esempio a livello di branding o di posizionamento (in particolare presso determinati tipi di target). Non mi pare sia scomparso il telefono dopo l’avvento del fax... libri e riviste "sopravviveranno" ad Internet proprio in virtù delle loro peculiarità.
La versione rinnovata di Data Manager Online - D.M.O - è "quel qualcosa in più" che potrebbe aiutare nella prospettiva di tempi difficili?
Direi di no... il portale vive di vita propria ormai dal 1998. L'editore ha da subito – anche in tempi in cui gli investimenti erano davvero minimi e sconsigliavano avventure internet-oriented – creduto nel mezzo. Il rinnovamento del portale è piuttosto uno stare al passo coi tempi ed un voler offrire, in primis al lettore, qualcosa in più. Riteniamo i due mezzi appunto complementari tanto a livello di offerta informativa, quanto in parte a livello di target. Nel nostro caso specifico, essendo la rivista Data Manager un'edizione mensile, il discorso acquista ancora più valore. Il portale completa la nostra offerta abbinando all'approfondimento del media cartaceo forte di oltre 30 anni di presenza sul mercato, l'aggiornamento quotidiano di DMO per fornire una panoramica completa e puntuale di tutto ciò che accade nell'ICT italiano e mondiale.
Perché avete deciso per un'apertura verso l'utente dando la possibilità di pubblicare articoli?
La considero la naturale evoluzione dell'editoria online (e non solo...). Non voglio svelare troppo su questo punto, ma è certo che si tratta solo di un primo passo verso quell'apertura nei confronti del lettore che – a mio avviso – decreterà il nascere di nuove forme di fare, e fruire, informazione. A questa considerazione di carattere generale se ne affianca una più strettamente correlata al nostro target di riferimento. Data Manager Online ha da sempre vantato un'utenza molto skilled, magari non eccessivamente propensa alla partecipazione in senso stretto, ma di indubbie capacità e competenze professionali. L'apertura nei confronti di questo pubblico va nella direzione di offrire una piattaforma che funga da luogo di incontro per una proficua condivisione della conoscenza. Detto questo, è anche vero che molti dei nostri lettori per passione scrivono già, magari sul loro blog o sul loro sito personale per cui offrire loro un luogo di pubblicazione e di condivisione in più, visitato da persone con interessi affini, ci è sembrata una buona opportunità. Da un'analisi di un certo numero di blog campione abbiamo infine notato che tutti questi lettori/editori utilizzavano Google Adsense nei loro spazi personali su internet. Di qui l'idea di offrire la possibilità agli utenti di inserire il proprio codice Adsense nel loro profilo. Il sistema in automatico provvederà ad abbinarlo a qualsiasi contenuto essi pubblichino, aumentando la visibilità dei loro annunci. Un sistema di Ranking infine darà maggiore o minore rilievo agli articoli inviati all'interno del portale.
Tra i vari articoli che quotidianamente leggo in rete riguardo le novità in ambito informatico, ho trovato la recensione di un software open, ripreso tra l'altro in un vostro recente articolo. Si tratta di un gestionale per le medio/piccole imprese che, a detta di quanto scritto, ricopre gran parte delle reali e necessarie funzioni che la gestione dei costi di un ambiente lavorativo richiede. Sul mercato, a parità di prodotto, si trovano diversi gestionali prodotti da nomi noti del settore a prezzi che vanno dai 1.000,00 € in su a licenza. Perché credi che ci sia ancora tanta - troppa - diffidenza verso il mondo open source e quel che ne deriva?
L'Open Source, così come il software proprietario, non è di per sé buono o cattivo. Faccio questa precisazione perché ritengo che (in campo consumer ma anche ad esempio nel mercato delle Pmi) sia stato proprio l'atteggiamento estremista – da un lato e dall'altro – che ha caratterizzato il recente passato a ritardare l'adozione di sistemi Open Source. Ritengo che una "via intermedia" e "collaborativa" sarebbe più proficua. L'Open Source ha indubbi lati positivi sui quali non mi dilungo (sistema aperto, adattabilità, una forte comunità di sviluppo ecc...), ma non è tutto "oro" per il solo fatto che sia open. Un esempio? Sta nella tua domanda... Il costo di un gestionale Open Source non è propriamente 0 ma è determinato da vari fattori, primo tra tutti l'implementazione e l'installazione della soluzione. Altro elemento da tenere in considerazione (e che può essere in certa misura stato corresponsabile del ritardo nella penetrazione di sistemi Open Source in realtà aziendali medio piccole) è la mancanza molto spesso di soluzioni ready to use unita alla scarsa reperibilità sul mercato di tecnici e consulenti che sappiano correttamente implementare determinati tipi di soluzioni adattandole alle esigenze del cliente con costi e tempistiche accettabili.
La vittoria di Barack Obama nelle recenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America ha evidenziato l'importanza che il Web può ricoprire in una campagna elettorale. Lo sanno bene i nostri politici che ora fanno a gara per primeggiare in più canali Web possibili: li troviamo ad esempio in Facebook e in Second Life. Il futuro della comunicazione - e forse del successo - è quindi legato indissolubilmente al Web?
Lo è. Soprattutto verso determinati tipi di pubblico. Certo, avere un profilo su Facebook o un'isola su Second Life non è di per sé una soluzione. Quello che conta è come vengono utilizzati questi strumenti: il rischio è un effetto boomerang nella comunicazione per quei politici che utilizzassero queste piattaforme senza attenzioni particolari. Per un politico ad esempio mettere un video su YouTube in modo semplicistico non ha alcun senso; l’unico risultato non può che essere una interminabile sequela di commenti sterili spesso conditi con insulti. Le community vanno vissute, "respirate", frequentate, popolate. Il rischio in caso contrario è di essere visti dagli altri membri come dei "corpi estranei" e, come tali, espulsi. Al di là delle implicazioni politiche e volendo analizzare il solo aspetto "tecnico", Beppe Grillo non ha un così vasto seguito perché possiede un Blog ma perché vive un Blog...
Fenomeno Facebook: che ne pensi?
Né bene, né male, solo un po' di malinconia come sempre in questi casi. Come tutti i fenomeni (ancor più sul Web) ricordo con piacere la nascita e la crescita, due momenti in cui ad esempio Facebook veniva utilizzato efficacemente anche per scopi professionali o – a livello personale – per ricongiungersi con vecchi amici persi di vista o con persone lontane. Non parlerò dei rischi di privacy e sicurezza, né dei costi che derivano alle aziende a causa di un uso smodato di questi mezzi da parte dei dipendenti in orari di lavoro. Il fatto è che oggi siamo alla pura moda. Si fa a gara a chi ha più contatti nel profilo, persone con le quali magari non si ha mai avuto modo di parlare. Lo si utilizza per parlare con persone che si incontrano alla sera durante l’aperitivo o a cena. Insomma il più delle volte viene ridotto a un inutile doppione di telefono o email. Lo vedo in sostanza un po' banalizzato dal tipo di uso che ne viene fatto.
Direttamente dal Web: è di questi giorni il lancio sul mercato di "Home", il metamondo di PlayStation 3, un universo parallelo online. Che ne pensi? Assisteremo ad un secondo Second Life, dalle stelle alle stalle con boom iniziale e tragica decauta finale?
Se sapessi rispondere a questa domanda avrei la cosiddetta bacchetta magica :-) Certo è che Second Life ha scontato a mio avviso un eccessivo entusiasmo iniziale ed una piattaforma tecnologica non proprio performante, perlomeno nella sua fase iniziale e fino a poco tempo fa. Aspetti, questi, che non vedo nell’iniziativa di Sony. Ma di qui a dire che sarà un successo certo, ci passa... un universo parallelo!
Credi sia un bene che i nostri giovani crescano in cocomitanza di mondi paralleli virtuali supportati tra l'altro dalla massiccia presenza sin dai primi anni di vita di dispositivi elettronici sempre più automatizzati?
Credo sia un male che i nostri figli vengano lasciati ore da soli davanti al pc, come davanti alla tv o alla consolle senza strumenti critici... Questo è il lato negativo del nostro tempo non certo i mondi viruali o i video giochi. Mancanza di tempo e spesso di voglia dei genitori sono il vero danno. Se poi uniamo questo al gap di preparazione informatica (o in generale chiamiamola HiTech) che corre tra le due generazioni direi che tutti gli ingredienti per un errore educativo colossale sono pronti.
Guardiamo al futuro: Yahoo! che fine farà? Verrà acquisita da Microsoft? Google si imporrà anche nel mercato dei sistemi operativi?
Rispondendo a questa domanda non avrei la bacchetta magica ma la corona di Re della Borsa :-)Non ho una risposta. Certo, vedo in questo ambito grandi (e fisiologici) mutamenti di fronte nel prossimo futuro. Non è un non volermi sbilanciare, ma davvero in questo ambito la partita è tutta aperta; se volete avere qualche elemento di riflessione sulla storia dei due colossi e sulla situazione attuale vi rimando a questo articolo del nostro sempre attento Piero Macrì, sono certo che insinuerà anche nei più convinti qualche dubbio.
I-doser: siete tra le poche - forse l'unica - testata italiana che ha dato credito alla notizia. Persino le Iene ne hanno parlato: perchè difronte a tante critiche l'utente dovrebbe scegliere la vostra versione dei fatti?
Non è propriamente la "nostra" versione dei fatti. È la versione di una persona che da oltre 10 anni parla, per esempio all'interno di saggi dedicati ad armi tecnologiche, di determinati tipi di esperimenti. Una persona che oggi è a capo del Gruppo Anticrimine Tecnologico della GdF e che si occupa da tempo di questioni ben meno internettiane o banali, contribuendo spesso – e talvolta senza che noi lo sappiamo – anche alla nostra sicurezza. Insomma non sono certo io a dover prendere le difese del Colonnello Umberto Rapetto, ma ridurre le sue dichiarazioni a fenomeno da “Iene” in tv o da sberleffo su Internet mi sembra quanto meno ingeneroso... Detto questo una volta vagliati tutti gli elementi oggettivi di una tesi e di un'antitesi è ovvio che, come in tutti i campi, ognuno è libero di avere la propria opinione. So, per inciso, avendo favorito il contatto tra i due, che Rapetto e Paolo Attivissimo – tra i primi a mostrarsi in disaccordo con le opinioni del Colonnello – è intervenuto un chiarimento telefonico.
Ed infine un classico "botta e risposta"...
Non amo il botta e risposta soprattutto su temi che per loro natura non sono semplificabili o per i quali la verità sta nel mezzo. Detto questo... nel caso capitasse sarò elusivo :-)
News online o cartecee?
News verificate ed approfondite, con un punto di vista sufficientemente argomentato.
Linux o Vista?
La risposta si evince a quanto ho detto in merito alla domanda sull’open source.
XBox o PlayStation?
Wii. Lo trovo più intelligente, aiuta a socializzare (anche in famiglia) e soprattutto aiuta chi come me sta tutto il giorno seduto davanti al pc a fare un po’ di esercizio fisico...
Google o Yahoo?
Per ora, ancora, Google.
Libro o eBook?
Libro.
Netbook o telefonini tutto fare?
Qualsiasi dispositivo permetta di svolgere il proprio lavoro in mobilità ma con le dovute comodità.
Shopping online o in centro?
In centro. Quelli online sono “acquisti”, non è shopping :-)
Internet Explorer o Firefox?
Tutti e due quando non si bloccano.
Anti Digital Divide?
Qui ci vorrebbero due pagine. Sono assolutamente contro il Digital Divide come tutti del resto... anche se nel nostro Paese siamo davvero in alto mare.
... pandoro o panettone? :-)
Sempre pandoro... odio le uvette!
Grazie, buon lavoro a te e Redazione!
Grazie a voi e buon Natale a voi e ai vostri lettori.
Questa intervista è a cura di Alessandra Christille con la collaborazione di Daniela Castagnero per Pc-facile.com.
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