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12 febbraio 2011

Anche l’Italia vuole la censura Internet

Nonostante ci sia già una notevole censura in Italia, e non solo su Internet, le cose sembra stiano peggiorando. 

Ultimamente vi è stato un gran parlare di Wikileaks, ma la maggior parte delle notizie che riguardano l’Italia, devo dire che non sono state una novità, neppure quella che riguarda il tentativo di censura per bloccare contenuti Internet (Legge Romani).

Già tempo fa Stefano Rodotà, giurista e costituzionalista, sosteneva che Internet dovrebbe essere un diritto costituzionale, tanto da modificare l’articolo 21 della Costituzione Italiana.

Io sono per la libertà, la libertà di poter leggere, ascoltare o vedere qualsiasi cosa in modo da poter decidere e valutare con la mia testa, il tutto però senza ledere i diritti e libertà altrui. Sono sempre stata un po’ fuori dalle righe nella mia vita, non amo la moda e tutto ciò che mi viene più o meno imposto.  Se sento una notizia, e l’argomento mi sta a cuore, cerco di saperne di più non mi limito al primo/a che mi dice che il cielo è improvvisamente diventato verde. Lo devo vedere con i miei occhi o accertarmi che sia veramente così.

Ecco perché amo Internet, perché non si limita a 4 notiziari tutti uguali, ma hai la possibilità di approfondire, almeno un po’!!!

Ma torniamo al dunque, cosa si sta cercando di fare in Italia? Secondo un gruppo di associazioni, quali: Adiconsum, Agorà Digitale di Marco Cappato, Altroconsumo, Assonet - Confesercenti, Assoprovider - Confcommercio vi è il rischio che se entrerà in vigore la delibera 668 di dicembre 2010,  l'AGCOM avrà il potere di censurare siti web che potrebbero violare il diritto d'autore.

Il timore è che con questa motivazione, di solo sospetto, potrebbero essere censurati siti senza che sia accertata la colpevolezza da parte dell'autorità giudiziaria, ma che vengano oscurati siti per motivi differenti come per esempio siti con contenuti non graditi da qualcuno.  

È stata pubblicata una petizione per sensibilizzare l'opinione pubblica. 

Maggiori informazioni si posso trovare sul sito FULOG il Blog di Fulvio Sarzana, Avvocato che si occupa anche di Diritto dell’Informatica e delle Telecomunicazioni.

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25 luglio 2010

PayPal garantisce il rimborso per la merce non consegnata

Nonostante la maggior parte degli acquisti online si concluda in maniera positiva, a volte può succedere un imprevisto; se non si riceve il materiale ordinato, si dovrà contattare il venditore per cercare di risolvere il problema e non sempre con risultati soddisfacenti. Se dovesse accadere, ora con  PayPal avrete la possibilità di vedervi rimborsati della merce acquistata comprese le spese di spedizione.

Si legge infatti nel comunicato:
Da oggi PayPal offre ai tuoi clienti un ulteriore incentivo ... PayPal può rimborsare l’intero valore dell’acquisto, spedizione inclusa.
È stata creata anche una pagina apposita dove vengono spiegati i termini con tutte le informazioni necessarie per ottenere il rimborso.

Ottima iniziativa direi!

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14 giugno 2010

Browsing Protection di F-Secure verifica se un sito è sicuro

Browsing Protection di F-Secure è un applicazione che può tornare utile, a fornirla è F-Secure, tramite un'applicazione gratuita on-line dove è possibile verificare se un sito è sicuro.

Purtroppo le minacce informatiche sono sempre più pericolose, chiunque può imbattersi in un inganno ben confezionato e trovarsi con un virus o qualche pericoloso malware sul computer.

Ancor peggio può risultare il visitare un sito, credendolo originale, e lasciare in mano ai cybercriminali i propri dati, le proprie informazioni importanti, le password o qualche accesso importante.


Grazie a F-Secure, possiamo verificare in modo molto semplice se un sito web è sicuro nel qual caso avessimo un dubbio, per farlo è sufficiente collegarsi al sito F-Secure ed inserire l'indirizzo da verificare.


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12 giugno 2010

BitDefender, le 10 minacce di Maggio 2010 in Italia

BitDefender® produttore di innovative soluzioni di sicurezza anti malware. ci presenta la consueta classifica delle più frequenti minacce rilevate nel mese di maggio.

La sua Top 10 italiana, questo mese riunisce membri di tre famiglie di malware ostinati: Autorun, Exploit.PDF e NaviPromo.

La funzionalità Autorun di Microsoft Windows® è stata molto sfruttata per attacchi malevoli durante gli anni, e per questo Microsoft ha trovato il modo di eliminarla da Windows® Vista®SP2 e i nuovi sistemi operativi. Ciò nonostante, gli utenti che utilizzano le versioni precedenti di Windows sono ancora esposti a questa minaccia.

Panoramica della tabella di distribuzione dei malware di maggio in Italia:


Con una percentuale del 7,43 % della distribuzione totale di malware in Italia, al primo posto si posiziona il Trojan.AutorunInf.Gen – un meccanismo generico per diffondere il malware utilizzando flash drive, memory card o hard disk esterni. Alcune famiglie di malware, tra cui il dannoso clan Downadup, utilizza quest’approccio per diffondere ulteriori infezioni. Al terzo posto (con il 4,53%) c’è il Worm.Autorun.VHG  – un virus di Internet o di network che si esegue in remote utilizzando uno speciale pacchetto RPC (chiamata di procedura remota), un approccio utilizzato anche da Win32.Worm.Downadup.

La diffusione di falsi AV cominciata ad aprile è apparentemente continuata anche a maggio. Perciò il Trojan.FakeAV.KUE si è posizionato secondo con una percentuale di 4.75 della quantità totale di infezioni. Si tratta di un codice JavaScript, ospitato su siti dannosi o su pagine innocenti che sono state infettate, che viene utilizzato per scatenare falsi alert su pagine web e collocare un falso software antivirus.

Al quarto posto nella classifica di questo mese, il Win32.Worm.Downadup.Gen, conosciuto anche come Kido o Confiker è il responsabile del 4,50% delle infezioni globali. Utilizzando una vulnerabilità di Microsoft® Windows®, questa infezione si diffonde nei computer di un network locale e limita l’accesso degli utenti al Windows Update e alle pagine web di fornitori di sicurezza. Microsoft ha rimediato a questo problema nelle versioni più recenti, ma è sempre consigliabile che gli utenti aggiornino il proprio sistema operativo e le soluzioni antivirus. Il fatto che Downadup sia sceso al quarto posto potrebbe essere collegato al fatto che molte delle precedenti vittime hanno già abbandonato Windows XP in favore di una versione più nuova e più sicura di Windows.

Le posizioni numero cinque, sei, sette e dieci nella classifica BitDefender’s® di questo mese sono occupate da quattro varianti di exploit. Exploit.PDF-Payload.Gen – con il 3.35, Exploit.PDF-Name.Gen con il 2.74% e Exploit.PDF-JS.Gen – con 1.80% sono infezioni generali che riguardano file PDF manipolati che sfruttano varie vulnerabilità riscontrate nel motore Javascript di Adobe® PDF Reader®.

Al sesto posto con il 3,10%, i Trojan.SWF.Dropper.C sono file SWF (flash), che in genere non mostrano immagini rilevanti o animazioni, ma eseguono vari file malware (sfruttando una vulnerabilità di Adobe® Shockwave® Flash®) nel computer dell’utente.

Con l’1,95% e l’ 1,86% rispettivamente, il numero otto e nove di maggio sono due varietà della famiglia NaviPromo. Gen:Heur.NaviPromo.3 e Gen:Heur.NaviPromo.5 sono adware molto avanzati e difficili da identificare che operano furtivamente sul computer infettato. Usano tecniche di rootkit per nascondere nello spazio di memoria i propri processi, così come i propri file e il proprio registro sul disco.

La Top 10 di BitDefender® delle minacce di Maggio 2010 in Italia include:

1. Trojan.AutorunINF.Gen -- 7,43%
2. Trojan.FakeAV.KUE -- 4,75%
3. Worm.Autorun.VHG -- 4,53%
4. Win32.Worm.Downadup.Gen -- 4,50%
5. Exploit.PDF-Payload.Gen -- 3,35%
6. Trojan.SWF.Dropper.C -- 3,10%
7. Exploit.PDF-Name.Gen -- 2,74%
8. Gen:Heur.NaviPromo.3 -- 1,95%
9. Gen:Heur.NaviPromo.5 -- 1,86%
10.Exploit.PDF-JS.Gen -- 1,80%
Altri -- 64,00%


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6 maggio 2010

3Dcad, cambia veste grafica e si arricchisce di contenuti

Il portale più visitato in Italia dai progettisti CAD e dai designer di prodotto rinnova l’impostazione grafica seguendo le indicazioni dei propri lettori.

3Dcad.it ha da tempo aperto un dialogo con i propri visitatori, sia grazie al forum tecnico sia grazie ad una serie di e-mailing dedicati anche a raccogliere le opinioni e le richieste di approfondimento sia degli utenti in cerca di novità nel mondo CAD 2D e 3D (notizie, aggiornamenti, plug-in, software e strumenti) sia da parte delle aziende che vogliono proporre le loro novità ad un pubblico italiano attento e specializzato.

Uno dei risultati tangibili è stato il cambiamento di impostazione grafica di 3dcad.it, per dare maggiore enfasi sia alla sezione News, sempre più ricca e aggiornata quotidianamente dalla redazione gestita dall’agenzia di comunicazione 2bSMART srl, sia alle sezioni di approfondimento – In evidenza – e al calendario degli eventi di presentazione disponibili ogni giorno in Italia.

L’Ingegnere Domenico Mazzone di KAD3D, editore e sviluppatore della piattaforma www.3dcad.it si è detto particolarmente soddisfatto dalla nuova veste grafica anche perché subito apprezzata dai lettori più assidui e verificata nei risultati grazie al costante aumento del numero di visitatori registrati quotidianamente.

Per approfondimenti 3dcad.it


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26 aprile 2010

Hashbot per congelare un pagina web

Oggi ho avuto modo di leggere di un interessante servizio che viene citato dall'Avvocato Giuseppe Vaciago, difensore di tre dei quattro dirigenti di Google imputati per trattamento illecito dei dati.

da Teutas Law & Technology: 

Nella prima parte della lunghissima sentenza viene riportata una sua “legittima” eccezione sulla modalità di presentazione delle "prove elettroniche". Le chiedo un commento a proposito conoscendo la sua attività universitaria in tema. (Giuseppe Vaciago ha anche partecipato a Firenze lo scorso anno ad un seminario organizzato nell'ambito del progetto europeo ECCE -European certificate on Cybercrime and Electronic Evidence-JPEN- da Teutas.it. Inevitabile quindi uno sguardo particolare a questo profilo nella lettura della sentenza).
La ringrazio per il termine "legittima". In realtà anche se l'eccezione non era proceduralmente legittima, ho ritenuto che fosse da un punto di vista sostanziale importante evidenziare che nel 2010 non dovrebbe essere più possibile produrre come prova in un processo penale un documento cartaceo di una pagina web corredato da un file digitale in formato word contenente il "copia e incolla" della medesima pagina web. Ci sono strumenti gratuiti e validissimi che permettono di garantire certezza nella fase dell'acquisizione di una prova digitale presente in Rete come ad esempio il software hashbot (http://www.hashbot.com/) che tra le altre cose è stato progettato da informatici italiani. Essendo il mio principale tema di ricerca accademica, mi rendo conto che sono parziale nel mio giudizio, ma sottavalutare il rischio in termini di alterabilità e mancanza di genuinità che una analisi superficiale della prova digitale può generare è davvero pericoloso.
Il servizio citato è Hashbot e insieme a Whoishim fa parte di due progetti creati in collaborazione da due italiani, Gianni Amato e Davide Baglieri.

Whoishim consente di trovare moltissime informazioni su una determinata persona, sempre che questa abbia lasciato delle tracce sul web, recuperandole dai vari social network, dalle community on-line, o sui motori di ricerca,ecc…

Hashbot, invece è un applicazione ad uso forense che permette di acquisire e validare scientificamente una pagina web così come si trova in determinato momento. 

Nei due filmati vengono ampiamente spiegati ambedue i progetti, il primo da Gianni Amato per il servizio Hashbot



e il secondo da Davide Baglieri per Whoishim




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23 aprile 2010

La Fieg ci vuole tassare la connessione!!


Non è la prima volta che la Fieg ci prova, dopo aver presentato il risultato dei dati sullo stato del settore nel triennio 2007-2009 alla Camera, propone una soluzione per le perdite subite dalla stampa italiana.

Il presidente della Federazione italiana degli editori, Carlo Malinconico, propone una tassa transitoria sul web per risollevare le sorti dei quotidiani cartacei. Sostiene che «Occorre, ad esempio intervenire sulle utilizzazione improprie dei contenuti. Abbiamo presentato ricorsi all'Antitrust e all'Ue, ma i tempi sono lunghi. Occorre un'iniziativa in tempi brevi, coinvolgendo i motori di ricerca o quelli che hanno la connessione in Adsl». 

ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) si è opposta e in comunicato riporta, oltre alla perplessità del superamento della crisi dei quotidiani, che la stessa tassa finito il periodo transitorio diventerà permanente, come solitamente capita in Italia. 

A parte che ci sono già dei contributi statali ad aiutare gli editori, e visto che anche la SIAE vorrebbe comunque un contributo, io mi chiedo, ma com'è che tutti vorrebbero spillarci degli ulteriori soldi a quelli che sborsiamo già per navigare.

Io sono daccordo per la libera informazione, e ritengo sia necessaria  una buona informazione che venga dai vecchi media, dai giornali o da internet, ma oggi è veramente così? 

La televisione ci propone un informazione minima, taroccata, il più delle volte di parte, sovente le notizie non vengono date, e i giornali non stanno molto meglio. Non saranno questi i motivi per cui i quotidiani perdono lettori. Costi alti e contenuti minimi.

Non sarebbe ora che i giornalisti tornassero a fare il loro lavoro, magari così risolvono i loro problemi in modo che noi utilizzatori della rete (già paganti) possiamo navigare senza ulteriori balzelli?

Voi cosa ne pensate?

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22 aprile 2010

Google pubblica la mappa delle richieste di censura nel mondo

Come siamo messi con la censura in Italia? Male! Di norma quando sentiamo parlare di censura sul web il primo pensiero va alla Cina, poi a tanti altri Stati che erroneamente si pensa siano sempre molto lontani da noi come India, Corea, Turchia.

Invece, purtroppo i paesi che applicano la censura sul web sono moltissimi, molto più dietro l'angolo, anzi  addirittura in casa nostra.

Magari molti di voi lo sapevano già, ma ora abbiamo anche un punto di riferimento che ci permette di valutare meglio la situazione. Infatti solo a Google le richieste di censura, da parte dell'Italia sono ben 57, questo ci porta ad essere al 7°posto e al 6° per le richieste dati  con un numero di 550 (attualmente), nella classica verificabile sul Government Requests tool.


Riporto la motivazione di questa pubblicazione dal blog di Google

L’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che “ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di sostenere opinioni senza condizionamenti e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo ai confini”. Scritto nel 1948, questo principio è oggi perfettamente applicabile ad Internet – uno dei più importanti strumenti per la libertà di espressione nel mondo. Tuttavia il controllo esercitato dai Governi sulla rete sta crescendo rapidamente: dal blocco completo al filtraggio dei siti, ai provvedimenti giudiziari che limitano l’accesso ad alcune informazioni, fino alle misure legislative che obbligano le aziende a controllare i propri contenuti.

Come giustamente viene precisato sul comunicato, molte di queste richieste sono lecite in quanto riguardano richieste di rimozione di contenuti pedopornografici o richieste per svolgere inchieste giudiziarie, ma "i dati relativi a queste attività non sono stati finora resi disponibili su larga scala. Crediamo che una maggiore trasparenza porterà a ridurre i rischi di censura."

Considerato che le richieste di cui sopra, sono rivolte solo a Google, si deduce che possiamo solo avere uno ipotesi della situazione visto che non sappiamo a chi e quante altre richieste similari sono state effettuate, inoltre è pur sempre un dato approssimativo visto che le motivazioni di tali richieste possono essere legittime.

Il mio personale parere è che i dati sono comunque molto elevati e il pensiero che ci venga sempre più preclusa la libertà di sapere, conoscere, imparare, informarci e soprattuto farci una nostra personale idee delle cose non mi piace proprio! :-(

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12 aprile 2010

I certificati medici si spediranno on-line

Molto presto i dipendenti pubblici avranno un cambiamento per quanto riguarda l'invio dei certificati medici, precisamene dal 19 giugno 2010, dovranno essere inviati direttamente all'Inps solo per via telematica.


Il Ministero della salute, con decreto del 26 febbraio 2010, ha stabilito che il medico o la struttura sanitaria pubblica, dove il lavoratore ha svolto la visita, dovrà inviare all’Inps il certificato medico, entro due giorni lavorativi dall’inizio del periodo di lontananza dal lavoro del dipendente per motivi di salute.

Il lavoratore dovrà fornire al medico o alla struttura pubblica la tessera sanitaria (da cui si desume il codice fiscale), l’indirizzo di reperibilità da inserire nel certificato, se diverso da quello di residenza in precedenza comunicato all'amministrazione e potrà  chiedere la copia cartacea del certificato o che gli sia inviata copia alla propria casella di posta elettronica.

Speriamo sia estesa anche agli altri lavoratori. ;-)



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16 febbraio 2010

Facebook Login come accesso ad Internet

Purtroppo vi sono ancora molte persone che non conoscono bene Internet e le, davvero, molteplici e immense possibilità che fornisce.

Questa mattina ho avuto modo di leggere due blog(*) che riportavano un articolo pubblicato dal sito ReadWriteWeb [in inglese], in particolar modo ciò che lascia perplessi sono i commenti al post.

A quanto pare la poca conoscenza di Internet, la pigrizia, la poca voglia a imparare e magari anche la mancanza di tempo ha fatto in modo che Facebook avvicinasse, sì, moltissimi utenti al Web, ma che li limitasse al solo accesso ed uso del singolo sito .

Sembra, infatti, che moltissimi utenti si colleghino al sito/internet tramite la pagina di Login, e proprio perchè l'articolo di ReadWriteWeb è stato indicizzato tra i primi posti nelle pagine di Google, ha portato a credere agli utenti che quella fosse la nuova pagina di Facebook, lamentandosi nei commenti della poca chiarezza per l'accesso. Complice forse anche l'ultima modifica dell’home-page di Facebook.

Il grandissimo successo di Facebook, proprio grazie alla semplicità di utilizzo, potrebbe essere sfruttato per migliorare la conoscenza basilare sull'uso di Internet, anche perché è sicuramente un grosso rischio la poca informazione sull'uso del web che ogni giorno che passa diventa sempre più indispensabile.

È un po' triste e deprimente che le persone, quando accedono a Internet, non siano in grado di distinguere un blog da un sito o da un forum o ancora da Social Network, e che magari prima di scrivere non abbiano avuto la pazienza di leggere almeno l’articolo, onde evitare di cadere nell’errore di confondere un sito famoso dall'altrettanto famoso Social Network.

È davvero ancora troppo complesso Internet per essere utilizzato con semplicità da tutti?


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11 febbraio 2010

Dopo i DNS Google fornirà connessioni veloci

Google ormai ha deciso di intraprendere anche la strada delle connessioni, qualche tempo fa aveva iniziato comunicando sul blog ufficiale l'introduzione dei suoi DNS (Domain Name System), promettendo maggior velocità, nessun blocco, nessun filtro e più sicurezza.

Per farlo è sufficiente impostare come IP dei server DNS della vostra connessione gli indirizzi 8.8.8.8 e 8.8.4.4,


se avete delle difficoltà per configurarli, Google vi spiega come.

Ora i tecnici di Mountain View stanno progettando di costruire e testare l'alta velocità delle reti a banda larga. Inizieranno i test in alcune zone Stati Uniti che comprende un numero tra 50.000 e 500.000 utenti, portando nelle case 1 giga-bit al secondo ad un prezzo definito «competitivo».

A darne notizia, anche qui, la stessa Google tramite un comunicato ufficiale su Google Blog.

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8 febbraio 2010

Privacy quanto sa di te Internet?

Negli ultimi anni si parla molto di privacy, ma non tutti sanno che alcuni comportamenti posso ledere la propria stessa privacy.

Come dicevo si parla molto di privacy, e quest'ultima copre tantissime situazioni. Dalla distanza di sicurezza, adottata da quasi tutti gli uffici pubblici, di quando si fa una coda per usufruire di un servizio ad uno sportello, a quando andiamo a prenotare delle visite mediche specialistiche in ospedale o presso altre strutture. O ancora quando si cerca di sbirciare la posta elettronica del collega di lavoro o i messaggi sul cellulare dei compagni di vita.

Io per esempio non sopporto che al mio vicino venga il collo a giraffa tutte le volte che passa davanti alla mia finestra per sbirciare all'interno di casa mia (ho scoperto ascoltando un programma radiofonico che è un brutto vizio che appassiona moltissime persone). Strano a me non mi frega assolutamente niente di cosa vi è in casa altrui. Comunque anche qui si tratta di privacy.

Vi è anche la privacy su Internet e qui il discorso si fa più complesso, e con questo post rispondo anche ad una domanda postami tempo fa da una mia lettrice, che mi chiedeva se era sicuro pubblicare le foto, di una squadra di calcetto, di alcuni bimbi su richiesta dei genitori.  Noi tutti navigando su vari siti e Social Network, lasciamo delle nostre informazioni private. A volte necessarie per potersi registrare a determinati servizi o anche solo per accedere a dei forum.

Innanzitutto si deve porre molta attenzione a chi stiamo dando le nostre credenziali, verificare che il sito a cui le affidiamo sia serio e non camuffato (phishing) per non rischiare di trovarci, tanto per iniziare, sommersi di spam nella casella di posta elettronica, solo per aver lasciato in mano poco sicure il nostro indirizzo e-mail, o peggio ancora aver consegnato direttamente a dei criminali il nostro numero di conto corrente. Non sorridete perchè succede e non credo sia per niente piacevole. Magari si è pensato di comprare da un sito affidabile e si è dato il numero di carta di credito. Oggi le tecniche dei cybercriminali sono molto sofisticate e può caderci chiunque.

Poi vi sono i Social Network, dove oramai quasi tutti hanno creato un profilo e condividono pensieri, immagini, musica, foto, racconti etc ...

Proprio in questi giorni il Capo del Compartimento della Polizia delle Telecomunicazioni di Roma, Andrea Rossi, avvisa i genitori di usare molta cautela nel pubblicare su Facebook le foto dei loro figli, soprattutto quando le immagine sono accessibili a tutti e quindi può essere utilizzata da chiunque, senza alcun controllo. L'uso di immagini di figli minori da parte di un genitore su Facebook è perfettamente lecito ma sconsigliabile: chi realizza pedo-pornografia ritiene più che appetibili immagini di questo tipo, vengono infatti magari utilizzate come introduzione per passare poi a quelle più gravi. La limitazione della condivisione delle immagini ai soggetti con i quali vi è scambio di amicizia non offre completa garanzia, soprattutto quando gli amici di Facebook sono molti.

Anche usare una chat può essere pericoloso, in particolar modo dai giovanissimi che possono cadere nella tentazione, durante le conversazioni virtuali (chat) di fornire ad ignoti utenti i propri dati personali. Non possiamo esser sicuri di chi c'é dall'altra parte della tastiera e quei dati iniziali potrebbero essere usati come punto di partenza per scoprire le nostre password e da li ad aver molte più informazioni.

Ricordarsi di mantenere segrete le nostre password e non lasciarle sul telefonino, visto che potrebbe essere rubato e da li risalire ai nostri dati importanti potrebbe diventare un gioco da ragazzi.

Potreste scoprire che il mondo Internet sa molto di più di quanto immaginiate su di voi:

123people é un motore di ricerca per persone che esplora ogni angolo del Web per aiutarvi a trovare informazioni su chiunque.

Che si tratti di celebrità, amici o persone interessanti che desideri incontrare, Intelius People Search li trova.

Google Earth: Un paio di clic sono sufficienti per trovare la foto satellitare della casa di una persona.

Spokeo ricerca automatizzata in oltre 40 social network.

A differenza dei normali motori di ricerca, Pipl è stato progettato per recuperare informazioni anche dal web profondo.

Un po' di mistero nella vostra vita virtuale potrebbe proteggervi molto di più di quanto immaginiate.

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14 gennaio 2010

Google vs Cina e Italia vs Internet

In questi giorni si fa un gran parlare di privacy, diritti degli autori, diritti sulle immagini e via dicendo.

Partiamo dall'Italia dove il Governo ha presentato e approvato a fine dicembre un decreto in cui il Garante dovrà vegliare sul rispetto del diritto d'autore in Rete. Questo decreto oltretutto è stato approvato senza alcun coinvolgimento del Parlamento, sottopone qualunque immagini sul web (dalle web tv a YouTube) alle stesse regole della TV e quindi a una preventiva autorizzazione ministeriale, con una incredibile limitazione dell'attuale modalità di funzionamento della rete".

Il provvedimento è registrato come Atto del Governo n.169 (pdf)

Articolo 21 sottolinea come "il decreto include la fornitura delle immagini via internet tra le attività che necessitano di un’ autorizzazione del Governo, poi estende la rigida disciplina del diritto d’autore ai fornitori di servizi via internet con disposizioni dagli effetti simili a quelli della controversa legge francese"

Ma in questi giorni vi è anche un'altra guerra per la libertà d'informazione e non solo, si sta svolgendo tra il colosso informatico Google e il continente cinese.

Google aveva fatto sapere, in questi giorni l'intenzione di chiudere i suoi uffici in Cina e ritirasi dal più grande mercato internet. La decisione a seguito di un attacco informatico ad alcuni gruppi per i diritti umani tramite il suo servizio di posta Gmail per mano del Cina.

"Abbiamo deciso che non accetteremo più di continuare a censurare i nostri risultati su Google.cn, e pertanto nelle prossime settimane discuteremo con il governo cinese la base sulla quale potremo operare un motore di ricerca senza filtri nei limiti di legge, se possibile", ha detto in una nota il capo dell'ufficio legale di Google, David Drummond.

Yahoo ha appoggiato e sostenuto Google, sostenendo che gli attacchi alle reti dell'azienda sono negativi e nocivi ed è necessario contrastare opponendosi alla violazione della privacy degli utenti.

La risposta del Governo cinese non si è fatta attendere, ed ha replicato che è un suo diritto controllare la rete, tramite il portavoce del ministero degli esteri Jiang Yu, ha fatto sapere che in Cina «Internet è aperta» e le società che vogliono operare sul territorio cinese si devono adeguare alle leggi del paese.

Al momento Google continua la sua battaglia permettendo la visione dei suoi siti Google.com e Google.cn privi dei filtri richiesti dalla legge cinese in questo modo gli utenti cinesi hanno libero accesso a tutte quelle informazioni che fino ad ora erano ritenute proibite.  In Cina non è possibile vedere o utilizzare siti come YouTube, Facebook e Twitter.

Staremo a vedere dove ci porteranno tutte queste lotte contro Internet, la sua libertà e diffusione.

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10 gennaio 2010

Anche i programmi Mediaset in Streaming

Dopo la RAI e La7, anche Mediaset permetterà la visione di alcuni programmi su Internet in Streaming.

Mediaset mercoledì 13 gennaio inaugurerà un portale web su cui verranno trasmessi, con accesso illimitato, molti programmi televisivi.

Si potrà assistere a notizie, programmi di intrattenimento e reality ma sarà anche possibile rivedere i programmi poco dopo l'edizione televisiva.

Il portale, che si chiamerà Video.mediaset.it.

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30 agosto 2009

Google spiega il funzionamento di Google News

È apparso sul blog di Google Italia un post di spiegazione di come funziona l'esclusione delle notizie da Google News.
Vi riporto il post di Josh Cohen tradotto:

"E' possibile che abbiate letto oggi sulla stampa italiana che l'Antitrust ci ha notificato un'indagine in relazione a Google News come conseguenza di una segnalazione della FIEG (Federazione Italiana Editori di Giornali). In questo momento stiamo rivedendo la notifica in dettaglio, ma nel frattempo abbiamo pensato che fosse utile fare chiarezza sul meccanismo con cui gli editori possono controllare i loro contenuti sul web.

Primo, l'obiettivo di Google News è sempre stato quello di mettere a disposizione prospettive diverse su una notizia e di portare i lettori di tutto il mondo sui siti degli editori. Noi non visualizziamo le notizie nella loro completezza, piuttosto il nostro approccio è simile a quello che adottiamo per la ricerca su web: mostriamo semplicemente il titolo della notizia, una o due righe di testo e poi il link al sito dell'editore. Insomma, giusto le informazioni utili perché il lettore sia invogliato a leggere l'intero articolo. Una volta che l'utente fa click sul link e viene reindirizzato all'articolo, sta all'editore decidere come trarre profitto dal contenuto. Il giornale può scegliere se far pagare il lettore per accedere all'intero articolo oppure può ospitare pubblicità sul proprio sito.

Chi fornisce notizie, analogamente a qualsiasi altro editore online, ha il pieno controllo sul fatto di rendere visibili i propri contenuti attraverso i servizi di Google. Quindi, se un editore non vuole essere trovato su Google.com o su Google.it o su un altro motore di ricerca, può evitare l'indicizzazione automatica utilizzando uno standard universalmente accettato, chiamato robot.txt. Gli editori hanno anche una serie di altre modalità per controllare come i loro contenuti appaiono (o non appaiono). Una di queste opzioni è per esempio quella di continuare a comparire nei risultati di ricerca di Google senza comparire su Google News. In questo caso, tutto quello che deve fare è contattarci e richiedere la rimozione dal servizio. In effetti, abbiamo incontrato diversi editori italiani e rappresentanti della FIEG proprio quest'estate per spiegare loro queste opzioni.

Noi rispettiamo i desideri dei proprietari del contenuto, ed è per questo che abbiamo fatto in modo che non far parte dei nostri servizi sia semplice. Tuttavia, quando si tratta di Google News, riceviamo di gran lunga più richieste di essere inclusi nel servizio di quante ne riceviamo per la rimozione. Questo è perché gli editori capiscono che il traffico generato da Google News, e da servizi ad esso analoghi, è un traffico di valore: Google News porta oltre 1 miliardo di click al mese agli editori di notizie, molti dei quali traggono profitti da questo traffico grazie alla pubblicità presente sui loro siti."

Scritto da: Josh Cohen, Business Product Manager Google News

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28 agosto 2009

L'antitrust contro Google News Italia

Non solo Microsoft è nel mirino dell'Antitrust, ora sotto la lente dell'organismo di vigilanza c'è finita pure Google Italia News.


L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha pubblicato un bollettino in cui si legge che è stata avviata un'istruttoria nei confronti di Google Italy a seguito di una segnalazione della Fieg (Federazione italiana degli editori di giornali).

La Fieg si lamenta di come vengono aggregati contenuti giornalistici su Google News i criteri usati non sono pubblici e sono regolati da un algoritmo coperto da segreto industriale. Le pratiche tecnologiche con cui Google forma i propri indici (ranking) dei contenuti riportati su Google News Italia e i propri indici di risposta alle queries degli utenti non sono trasparenti.

Il sistema utilizzato da Google determina la presenza ed il posizionamento degli articoli riportati sul portale Google News Italia delimitando la visibilità degli annunci e il livello di preminenza dato ad alcuni rispetto ad altri, potendo favorire un soggetto a scapito di un altro. La mancanza di trasparenza, secondo la FIEG, procura danni agli editori che competono con Google nel mercato della raccolta pubblicitaria on-line.

Ma denuncia anche che l'impossibilità di un editore di un sito di news di controllare quali dei propri contenuti possano essere indicizzati e resi accessibili tramite Google News.

Le opzioni sono solo due:

- consentire al motore di ricerca Google di accedere liberamente al proprio sito e di raccogliere ed utilizzare i dati ad esso relativi anche per finalità di raccolta pubblicitaria;

- oppure vietare l’accesso al proprio sito ai sistemi automatizzati di Google, così escludendosi non solo da Google News ma anche dalla consultazione effettuata da tutti coloro che utilizzano detto motore di ricerca e dunque dai proventi pubblicitari che tale consultazione indirettamente produce.

Le modalità con cui Google procede all’utilizzo dei contenuti pubblicati sul sito dell’editore potrebbero essere tali da configurare un abuso di posizione dominante con effetti distorsivi della concorrenza nei mercati della raccolta e dell’intermediazione pubblicitaria on-line.29.

Google visualizza il titolo e le prime righe degli articoli pubblicati dagli editori, che costituiscono parte integrante del prodotto generato dai loro investimenti e dalla loro attività. In base a quanto segnalato da FIEG, ciò accadrebbe, non solo in assenza di qualsiasi remunerazione diretta per l’utilizzo dei contenuti, ma soprattutto senza che l’editore possa scegliere se includere o meno le notizie pubblicate sui propri siti internet su detto portale o possa esercitare qualsiasi forma di controllo dei contenuti visualizzati su Google News Italia.

Utilizzando contenuti prodotti da editori terzi, ha creato un portale di informazione che si pone come sostituto delle home page dei principali siti di informazione quali, ad esempio, quelli delle principali testate quotidiane o di agenzie di stampa, limitando la capacità di tali soggetti di valorizzare i propri spazi pubblicitari.

Inoltre tramite i link del portale Google News Italia si accede direttamente alla pagina interna del sito dell’editore, saltando la home page del sito stesso che rappresenta un’importante fonte di introiti pubblicitari per i siti informativi.

L’istruttoria dell’Antitrust dovrà dunque verificare se i comportamenti di Google, resi possibili dalla sua indiscussa predominanza nella fornitura di servizi di ricerca online, siano idonei ad incidere indebitamente sulla concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria online, con l’ulteriore effetto di consolidare la sua posizione nell’intermediazione pubblicitaria online.

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25 agosto 2009

È in arrivo un nuovo browser

Molti di voi avranno avuto modo di conoscere e provare, tempo fa (15 anni circa), il browser chiamato Netscape uno dei primi web browser grafico di successo della storia dell'informatica.

Nel 2008 fu dichiarata la fine del progetto Netscape Browser.

Il fondatore Marc Andreessen ha deciso di riprovarci con un nuovo browser: RockMelt.

RockMelt è stato fondato con Eric Vishria e Tim Howes, e da indiscrezioni sembra che il software punterà sull'integrazione del Social Network Facebook.

La promessa è di rivoluzionare il metodo con cui siamo abituati ad interagire attualmente con il browser, lo stesso Andreessen suggerisce che sarà diverso rispetto a tutti gli altri browser perché rispecchierà l'evoluzione del World Wide Web; il modo di navigare è rimasto invariato e statico in questi anni, è necessario un nuovo sistema che permetta agli utenti di interagire al meglio con le applicazioni web, dice sempre Andreessen.

Per ora è riserbo totale, ma si può però provare ad inserire la propria e-mail sulla pagina ufficiale, in modo da essere avvertiti di eventuali novità e magari l'uscita di questo innovatissimo browser.

Attendiamo l'uscita per poter provare questa nuova esperienza!!
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2 luglio 2009

10 motori di ricerca molto alternativi

L'invenzione dei motori di ricerca ha trasformato e semplificato la navigazione in rete degli utenti ma, come noto, non sempre le indagini vanno a buon fine.

Come avevo accenato in un commento al post "10 alternative quando il motore di ricerca Google si blocca", volevo segnalarvi altri motori di ricerca determinati che si occupano di ricerche specifiche.

- Acronym Finder Servizio gratuito specializzato negli acronimi in lingua inglese ma ve n'è qualcuno anche in italiano.


- Collecta cattura le notizie in tempo reale dal web, news, articoli da blogs, immagini e da reti sociali come Facebook, Twitter e Flickr.


- AnthroSearch, è un motore di ricerca per l'antropologia, realizzato da Antrocom Onlus, associazione che si occupa di ricerca e divulgazione antropologica.


- Veesual è un motore di ricerca, basato sul famosissimo Google, che permette di effettuare ricerche visuali, tramite un’anteprima della relativa pagina Web.


- Se siete programmatori, allora potreste aver bisogno di Krugle, motore di ricerca per trovare informazioni tecniche sul codice sorgente, nei risultati si possono trovare: frammenti di codice ed informazioni tecniche legate al contesto della nostra ricerca, con informazioni su licenze, bug segnalati etc ...


- VIEWZI, qui invce potete sbizzarirvi, il servizio fornisce una ricerca multipla con 14 differenti moduli di ricerca: video, meteo, foto, ricette di cucina, testi, audio, libri, notizie e altro ancora.


- Livekick il motore di ricerca concerti, ancora in beta testing, ma utilissimo.


- eMugle, già il nome dovrebbe farvi capire di cosa si tratta, motore di ricerca del p2p per lo scambio di file sulla rete Edonkey.


- gdocu è un motore di ricerca sviluppato da un gruppo di giovani programmatori italiani. Permette di rintracciare i file, tipo word, pdf e power point o altri, sul Web.


- TinEye è un motore di ricerca immagini che consente di risalire a tutti i siti che hanno utilizzato una particolare immagine.


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24 maggio 2009

La Giustizia in Piemonte è on-line

Sempre più, il digitale ed internet ci vengono incontro, grazie alla nascita di iniziative che ci permettono di restare informati e risparmiare tempo, anche su cose importanti e delicate come la Giustizia.

È stato inaugurato a Torino il nuovo sito della Corte d’Appello, attraverso il nuovo sito, i cittadini hanno a disposizione tutti gli strumenti telematici per evitare l’accesso fisico agli uffici giudiziari della regione, ma lo scopo è anche quello di essere più vicini al cittadino, offrire trasparenza e ammodernare la macchina della giustizia.

Impresa titanica questa di Torino, vista la  presenza di tanti piccoli tribunali locali, nasce da un accordo siglato tra il ministero per la Pubblica Amministrazione e l’innovazione e il ministero della Giustizia.

Sul sito si potranno trovare informazioni sugli uffici giudiziari del distretto, dai tribunali alle procure, sullo stato della giustizia in Piemonte, sulle procedure concorsuali, sulla giustizia minorile e i giudici di pace.

Sarà on line anche la modulistica che può servire al cittadino che si trovi alle prese con questioni legate alla giustizia, sia civile che penale inoltre, il nuovo servizio di aste on line, i link a tutti gli uffici giudiziari del distretto e le relazioni annuali del procuratore generale della Repubblica sullo stato della giustizia in Piemonte.

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11 maggio 2009

Le notizie on line subiranno un cambiamento

Google modifica gli algoritmi e Murdoch decreta al fine delle news gratuite.
Eric Schmidt, CEO di Google, ha rilasciato alcune dichiarazioni al sito TheWrap. Google implementerà un nuovo sistema per distribuire notizie di alta qualità.
L'idea di fondo per Google è consegnare direttamente nella  home page le notizie che interessano l'utente, senza che debbano essere ricercate, ma fornite direttamente tramite nuovi algoritmi sempre più sofisticati e nuovi sistemi di pubblicità sempre più “premium”, in modo che non sia più necessario cercare quei contenuti tramite Google News.
Si avvarrà anche della collaborazione del Times e del Post.
Rupert Murdoch, invece, avrebbe intenzione di porre fine all'era dell'informazione digitale gratuita.
Il fondatore e proprietario del colosso dell'informazione News Corporation Rupert Murdoch, ha dichiarato che i quotidiani on line saranno a pagamento. Il cambiamento potrebbe arrivare entro i prossimi 12 mesi.
L'editore di origine australiana ha riferito: "Dalla nostra esperienza al Wall Street Journal è ovvio che è possibile far pagare. Ora stiamo esaminando la possibilità di farlo anche per i nostri giornali nel Regno Unito", aggiunge inoltre, "non daremo i diritti dei nostri contenuti alla brava gente che ha creato il Kindle", dice l'editore, indicando che la News Corporation svilupperà una propria strategia digitale; sembra infatti, che il suo team lavori per creare un dispositivo simile a Kindle, che possa raccogliere a pagamento le notizie dai suoi siti.
Voi pensate che la strategia di Murdoch sia quella giusta per risollevare l'editoria in crisi?

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